MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI: UNA CICATRICE INDELEBILE NEL CORPO E NELL’ANIMA DI MILIONI DI DONNE NEL MONDO

MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI: UNA CICATRICE INDELEBILE NEL CORPO E NELL’ANIMA DI MILIONI DI DONNE NEL MONDO

Febbraio 6, 2021 0 Di Ilaria Cagnacci

Il 6 febbraio è la giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), una giornata istituita dalle Nazioni Unite nel 2013 per accendere i riflettori su una pratica ancora troppo diffusa nel mondo: per milioni di ragazze, infatti, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta viene segnato con il sangue. Parliamo di un’orribile violenza largamente diffusa specialmente nei paesi del continente africano tra cui Kenya, Uganda, Somalia, Etiopia e Mali dove circa il 90% delle giovani donne tra i 15 e i 19 sono state mutilate.

Nonostante l’Africa sia ritenuta la patria del fenomeno la sua diffusione è universale e i numeri superano le 200milioni di donne che l’Unicef è riuscito a censire. Non sono infatti da escludere l’Europa, l’America, l’Australia e la Nuova Zelanda dove le famiglie immigrate continuano a rispettare quella che viene ritenuta una tradizione in condizioni di assoluta illegalità. 

Nel caso specifico dell’Unione Europea si stima la presenza di oltre 600mila donne che riportano questa cicatrice. Negli anni il Parlamento si è impegnato per eradicare questo fenomeno e ha adottato diverse risoluzioni di cui l’ultima il 12 febbraio 2020 nella quale si esortano gli Stati membri ad adottare una strategia concreta per porre fine alle MGF e dove viene espressa forte preoccupazione per quanto riguarda il fenomeno sempre più diffuso della “medicalizzazione” delle MGF: in un terzo dei casi l’escissione viene svolta da operatori sanitari professionale, anche in quei paesi dove la pratica è stata dichiarata illegale.

Come sottolineato dalla Direttrice dell’UNICEF Henrietta Fore «Le mutilazioni autorizzate ed eseguite da un medico restano sempre mutilazioni, e i professionisti sanitari che le eseguono violano i diritti fondamentali, l’integrità fisica e la salute delle bambine e delle ragazze» «Medicalizzare la pratica non la rende sicura, morale o difendibile.»

LE RAGIONI DIETRO LA PRATICA

La pratica delle mutilazioni genitali femminili getta le proprie radici nelle disuguaglianze di genere, questa infatti rappresenta una forma estrema di discriminazione contro donne e giovani ragazze che vedono violato il loro diritto alla salute, alla sicurezza ed all’integrità fisica, a non subire tortura e trattamenti inumani, crudeli e degradanti e il loro diritto alla vita: nei casi peggiori può portare alla morte.

Le motivazioni alla base sono di natura molteplice: ridurre la sessualità delle donne e preservare la verginità, iniziare le giovani ragazze all’età adulta, motivi di carattere religioso o culturale e false credenze legate ad una maggiore igiene e fertilità nella donna.

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I tipi di mutilazione genitale femminile

La verità è che dietro ai numeri ci sono le vite di giovani ragazze che verranno segnate per sempre. Le conseguenze legate alla pratica della mutilazione sono sia di breve che lungo termine. Nel breve termine le giovani donne incorrono in numerosi rischi associati emorragie, shock, problemi di cicatrizzazione e di minzione oltre a dolori lancinanti che possiamo solo lontanamente immaginare. Nel lungo termine invece le conseguenze possono includere disfunzioni sessuali, problemi durante la gravidanza e il parto e infine gravi problemi psicologici che in alcuni casi hanno portato al suicidio.

LE MUTILAZIONI DURANTE LA PANDEMIA

Durante la pandemia sono stati lanciati numerosi appelli dalle ONG che si battono contro le MGF preoccupate sia dell’aumento del rischio sia dell’interruzione degli sforzi pianificati a livello internazionale. Sono diverse le testimonianze come quella di Sadia Allin, capo missione di Plan International di Mogadiscio, che hanno riportato un aumento dei casi “le famiglie stanno approfittando della chiusura delle scuole per sottoporre le figlie all’arcaico rituale, che per il recupero post-intervento richiede anche settimane di riposo. Non avendo l’obbligo di frequentare le lezioni, le “circoncise” possono restare a casa tutto il tempo necessario per riprendersi. Dunque i genitori sfruttano l’occasione per ottimizzare il tempo perduto.”

LA LOTTA CONTRO LE MUTILAZIONI

Negli anni grazie all’incessante lotta di organizzazioni femminili sono stati  raggiunti importanti progressi verso l’eliminazione di questa pratica. Ad oggi in quasi tutti i Paesi dell’Africa esistono delle leggi che vietano le MGF e a livello internazionale abbiamo assistito ad un progressivo riconoscimento delle gravi violazioni dei che questa comporta culminato nella messa al bando a livello globale delle MGF con la risoluzione della 67° Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 20 dicembre 2012 (UNGA Resolution 67/146).

Le legislazioni da sole però non bastano. La sfida più grande è rappresentata dal problema dell’autodeterminazione femminile che si potrà affrontare soltanto dando gli strumenti necessari a queste giovani donne per capire che ogni essere umano ha il diritto di poter decidere sul proprio corpo e sulla propria vita. Porre fine alle mutilazioni genitali femminili significherà in primo luogo fare a pezzi un tipo di sistema oppressivo e patriarcale che impedisce a queste giovani donne di sviluppare consapevolezza sulla propria dignità e sul proprio valore che va ben oltre il ruolo di mogli e madri imposto sin dalla nascita.


di Ilaria Cagnacci pubblicato sul blog di Amnesty International Perugia